In periodi di crisi anche l’attività Formativa e di Coaching di CSR si allinea alle problematiche esistenti e alle nuove pressioni provenienti dai mercati.

 La crisi economica globale che stiamo subendo è paragonabile, come impatto psicologico, a ciò che accade in occasione di grandi catastrofi naturali o eventi tragici: si percepisce un senso diffuso di incertezza sul domani e di difficoltà ad affrontare il quotidiano, pertanto si cerca conforto nella vicinanza con il proprio prossimo e nella condivisone del dolore.

La premessa di cui sopra è per capire come anche le modalità formative e di coaching alla leadership aziendale devono adeguarsi alla situazione eccezionale e fortemente stressante che tutti devono affrontare perché non c’è famiglia che direttamente o indirettamente non sia coinvolta dalla crisi economica in atto. Pertanto le abituali modalità formative e di coaching, che utilizzano modelli tradizionali senza considerare le specificità attuali, sono destinate a risultare ben poco efficaci.

La tendenza generale formativa è di applicare una leadership autocratica in cui il Capo decide non curandosi del clima aziendale ma mirando unicamente ai risultati, ciò spinge i collaboratori o i dipendenti a svolgere le proprie attività solo perché si sentono in dovere di farlo, per non perdere il posto di lavoro e per non ricevere punizioni o sanzioni.

Questo stile di leadership è già controproducente in situazioni normali perché la relazione lavorativa non può limitarsi alla definizione formale dei ruoli ed al compimento dei proprio dovere se non penalizzando la possibilità di crescita e di sviluppo delle risorse umane, ma diventa veramente dannoso in un periodo come l’attuale perché le persone, come detto sopra, tendono ad aggregarsi per far fronte alle difficoltà ed inevitabilmente l’azienda è vissuta come una delle cause di stress divenendo un altro nemico comune.

In situazioni di grande tensione sociale ed economica si richiede di sviluppare una leadership democratica in cui i processi di delega sono puramente strumentali ai fini dell’organizzazione allargando gli orizzonti nella direzione del sociale con finalità di giustizia ed equità.

Oggi più che mai il ruolo del leader deve essere quello di motivare le persone (followers) guidandole nello svolgimento delle propria funzione e accompagnandole in un percorso di crescita e di sviluppo non solo professionale ma anche personale.

Il riconoscimento di un leader da parte dei followers passa attraverso il concetto di comportamento di attaccamento verso una figura che fornisce sicurezza e protezione ( “l’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba”.- John Bowlby )

La sicurezza di una relazione permette all’individuo di concentrarsi sulle previsioni e crearsi aspettative che si rifletteranno positivamente sia nelle relazioni interne al gruppo/azienda che nella reattività alle decisioni della direzione aziendale.

 La presenza di legami sicuri con il leader fornisce conforto e sicurezza,  aumentando così l’autostima e la capacità di fare proposte, avere idee, tentare strade alternative e definire obiettivi nuovi, tutta l’organizzazione riceverà benefici e sarà più produttiva, efficace ed orientata al miglioramento rispetto ad una azienda pari per sistema produttivo e capitale umano, ma con rapporti inconsistenti o fortemente autocratici  tra il leader e i dipendenti.

Risulta pertanto evidente come, chi sia chiamato a ruoli e funzioni di guida aziendale, deve procedere con un percorso di preparazione personale che non può limitarsi ai tradizionali corsi di  comunicazione, leadership o execution, magari svolti in aule con corsi interaziendali.

Solo con sessioni di formazione mirata o di coaching individuali specifici il coachee potrà entrare nel ruolo ed assumere i comportamenti richiesti ad un leader che deve muoversi in un ambiente ed in momenti fortemente perturbati da disagi sociali ed economici.

Dott. Bruno Resmini  (Business & Strategic Coach CSR)

 

 

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