Certo che sì!
Proprio per questo noi di CSR di Milano miriamo proprio a realizzare attività di formazione manageriale, commerciale e di vendita, che sviluppi le capacità delle persone liberandole, se opportuno, da alcuni condizionamenti negativi che vengono dal passato.
Infatti tutti noi, e senza nemmeno saperlo, siamo spesso fortemente condizionati ad esempio, da consuetudini, convinzioni e modalità che vengono dal passato – e che non sono più appropriate, utili o attuali.
Ecco un esempio che viene dalla vita di tutti i giorni: le lettere sulla tastiera del computer, o del palmare, con cui digitiamo normalmente i nostri testi sono disposte in modo da facilitarci? Ovvero: sono disposte in modo da rallentare la nostra scrittura o per velocizzarla, per farci scrivere in modo più lento, o più facile e veloce?
Chiunque usi un computer, si è sicuramente chiesto: perché le lettere sulle tastiere sono disposte in modo così strano?
La disposizione dei tasti “QWERTY” (e prime 6 lettere presenti in alto a sinistra sulla tastiera proprio sotto ai tasti numerici), risale ai tempi delle macchine per scrivere meccaniche.
Quella specifica disposizione fu concepita per impedire che i dattilografi facessero inceppare i meccanismi della macchina da scrivere (rallentandoli), dato che se essi scrivevano troppo velocemente facevano inceppare i martelletti delle lettere con cui scrivevano, perdendo così molto più tempo. (Vedi foto di Armando Pintus – minicollezione CSR Formazione e Coaching Milano)
L’origine di questa disposizione piuttosto strana è effettivamente dovuta alle prime macchine per scrivere meccaniche, dalle quali derivano le attuali tastiere per computer. Nel 1873 la Remington adottò quella scelta (inventata dallo statunitense Christopher Sholes, che con il suo successo commerciale fissò lo standard seguito praticamente da tutti, allora come oggi, per la posizione delle lettere sulla tastiera, anche se le ragioni per cui nacque sono ormai completamente superate – (standard valido allora ma oggi peggiorativo per quanto riguarda la velocità di scrittura).
Sholes dapprima aveva creato una disposizione sostanzialmente alfabetica, disposizione che oggi sarebbe assai utile per imparare a scrivere più in fretta e in modo più facile e naturale: due sole file di tasti, con le lettere dalla A alla M in basso e quelle dalla N alla Z in alto; a sinistra, sulla stesse file, c’erano le cifre, senza 0 e 1 (che si digitavano usando la O e la I).
Però allora vi era un problema: con quella disposizione alfabetica si tendeva a scrivere troppo velocemente e i bracci dei martelletti sui quali erano collocate le singole lettere s’incastravano con quelli vicini quando venivano azionati in rapida sequenza.
Questo problema “di incastro” fu perciò risolto “allontanando” le coppie di lettere più frequenti della lingua inglese (per esempio T e H oppure S e T) in modo che i loro bracci fossero fisicamente distanti l’uno dall’altro, (riducendo così le possibilità che questi bracci s’incastrassero l’uno con l’altro).
Infatti:
- anche se non è propriamente vero che la disposizione QWERTY fu inventata per rallentare i dattilografi affinché non facessero inceppare le loro macchine da scrivere;
- è altrettanto vero che quella disposizione serviva per consentire loro di scrivere senza generare inceppamenti con i braccetti contigui;
- aspetto che obbligava i dattilografi ad imparare delle sequenze innaturali (studiando dattilografia appunto), anziché usare delle lettere disposte in modo simile a come tutti le conosciamo (ovvero in modo alfabetico e più abituale);
- sequenze che imponevano di apprendere un metodo difficoltoso che fa scrivere molto più lentamente chi non è specificamente addestrato alla dattilografia.
Nella lingua inglese, in cui fu concepita la disposizione QWERTY, il 52% delle digitazioni è nella fila superiore invece che in quella centrale, dove le dita stanno di norma, e la mano sinistra lavora molto più della destra (anche se, essendo destrimane la maggioranza della popolazione, è evidente l’innaturalità di ciò).
Con disposizioni diverse dei tasti da quella QWERTY, le persone scrivono il 70% delle parole senza spostare le dita dalla fila centrale, ma quelle diverse disposizioni non hanno però avuto successo: come mai?
Sicuramente per abitudini, inerzia, “ignoranza collettiva” e costi (o soprattutto per il “si è sempre fatto così?).
Del resto tutti (o quasi) iniziamo ad usare la disposizione QWERTY per il fatto che la troviamo abitualmente sulle tastiere ed effettivamente ……. far apprendere a milioni di persone una disposizione differente dei tasti, anche se più semplice e profittevole, potrebbe risultare problematico e costoso.
Oggi è possibile oltre che facile comperare tastiere alternative e impostarle nel proprio computer, (che già sono predisposti a ciò), ma nessuno lo fa (dato anche che quasi nessuno lo sa!).
E così anche ne XXI secolo andiamo avanti con un sistema inventato quando si usavano leve, tasti meccanici, molle, meccanismi, martelletti e rulli inchiostrati.
Per fare degli esempi, infatti, scrivere a macchina con la tastiera QWERTY se non si è ben esperti e addestrati, pone lo stesso livello di difficoltà presente:
- nel lavarsi i denti tenendo lo spazzolino con la mano opposta a quella che si usa di solito;
- nello scrivere tenendo la penna fra l’anulare e l’indice della mano che si usa abitualmente;
- nel calciare con forza un pallone con il piede opposto a quello con cui tira abitualmente;
- nell’utilizzare sia la frizione, sia il freno dell’auto, con il piede sinistro.
Ma si sa: abitudini, pigrizia e non conoscenza spesso sono i peggiori nemici del miglioramento, e così eccoci a scrivere ancora oggi cercando i tasti sulla tastiera anziché averli intuitivamente a ns. disposizione laddove in modo naturale e per apprendimento scolastico, andremmo sposntaneamente a cercarli.
E …….. quante delle attività professionali della ns. vita sono governate inconsapevolmente, da errate abitudini, o convinzioni, o non conoscenze che fanno poi commettere errori o creano prospettive limitanti o controproducenti?
Proprio in questi casi una specifica attività di Coaching, o di Formazione, o di Formazione e Coaching insieme, può essere essere preziosa e molto, molto proficua.
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